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Bagnolo e Lago

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Situata sulla riva del lago di Oggiono, la frazione deve probabilmente il suo nome anche alle numerose sorgenti della zona.
Un antico lavatoio di ricercata fattura, ora ristrutturato dall'Amministrazione comunale, risale al settecento.
Nelle vicinanze della filanda, che ricorda l'importanza dell'attività serica di Oggiono nell'800, si trova un piccolo oratorio fatto costruire dalla nobile famiglia comasca dei Giovio, benedetto nel 1791 e dedicato a san Francesco. Poco distante la torretta detta "dei Longobardi".
Notevole la facciata a lago della villa con darsena, già appartenuta al generale napoleonico Domenico Pino.

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Nel corso del ‘900, grazie ad alcuni imprenditori lecchesi, venne introdotta l’attività organizzata della pesca e così Bagnolo si arricchì di vivai per la riproduzione dei pesci. Uno di questi è tuttora funzionante sia come centro sperimentale della provincia di Lecco (come quello di Varenna), sia come produttore effettivo di avannotti che vengono qui allevati e poi seminati anche nel lago di Lecco.
Nel 1923 il lago di Oggiono ospitò anche gare nazionali di canottaggio e nuoto.
Sullo specchio d'acqua di fronte al luogo ove ora sorgono le piscine e il centro ricreativo, la ditta oggionese Carniti, allora produttrice di fuoribordo, sperimentava negli anni sessanta i suoi motori che diventeranno poi campioni del mondo nel 1963.
Da non dimenticare che in questo luogo sorgeva l’albergo “Ca’ bianca” (ora abbattuto e ricostruito più avanti) ove nel 1818 soggiornò il famoso scrittore Henri Beyle, nato a Grenoble nel 1783 e morto a Parigi nel 1840, universalmente conosciuto con lo pseudonimo di Stendhal.
Qui, proprio all’inizio della strada che porta in paese, fino ai primi decenni del secolo scorso si effettuava un curioso servizio di traino supplementare con un tiro di buoi, perché i carichi provenienti da Lecco avevano i cavalli già stanchi e non potevano affrontare la salita alla piazza Vetturina.

Lavatoio

Non abbiamo scritti che possano datare con precisione il periodo di costruzione della Fontana di Bagnolo, situata in posizione dominante con una vista spettacolare su tutto il bacino del lago di Oggiono; si pensa che l’edificio possa risalire alla seconda metà del XVIII secolo. Elegante nelle forme, a pianta rettangolare, presenta cinque archi a botte longitudinalmente e tre trasversalmente.

Il tessuto murario è povero; nella parte alta una sottile cornice è evidenziata da capitelli molto semplificati che sporgono dalle finte colonne situate tra gli archi.

L’interno, spazioso ed estremamente funzionale, è attraversato da una condotta d’acqua (attualmente eliminata) formata da un lastricato in cotto posato “di testa”. I bordi inclinati in serizzo sono larghi circa cinquanta centimetri e corrono lungo tutto l’interno dell’ edificio. Erano gli appoggi su cui le lavandaie oggionesi, inginocchiate davanti alle loro pietre, lavavano e battevano i panni (lavò i pogn) con sapone e lisciva da mattina a sera, col caldo e col freddo.

Il flusso d’acqua, pulita e sorgiva, essenziale per tale attività, veniva alimentato da diverse sorgenti presenti nella zona.

Queste, tuttora attive, alimentavano anche il vicino frantoio detto “de Sebastopul” di cui rimangono poche tracce. La fontana rimase pienamente attiva fino agli anni ’65 -’70.

Verso gli anni ’80, il degrado fece crollare il tetto rendendola inagibile per circa 20 anni.

Il lavoro di restauro conservativo da parte dell’Amministrazione Comunale (2003-2004) è stato eseguito nell’assoluto rispetto delle parti antiche, pur ripristinando l’intera struttura con moderni inserti che garantiscono per il futuro la conservazione e l’integrità del monumento.

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Filanda

Questo fu sempre un luogo di lavoro, consacrato dalla presenza dell’acqua che qui convergeva da tanti rivoli creando così un prezioso serbatoio di energia a cui attingevano le ruote dei mulini.

Solo verso la metà dell’800 si diffusero i motori a vapore, e la ciminiera che si alza dalla filanda che fu dei Donegana è un monumento a questa stagione di ammodernamento.

L’edificio lungo e stretto, a ridosso della collina di fronte alla darsena, era l’alloggio composto da grandi camerate per le ragazze che lavoravano in filanda e qui rimanevano per lunghi periodi, lontano dai luoghi di provenienza (bassa padana, lodigiano etc).

Darsena

La costruzione di questo particolare edificio di elegante architettura neo-classica si può attribuire ai Riva-Finolo, nobili di Oggiono, compadroni di parte del lago. La darsena passò poi in proprietà al generale Domenico Pino (Milano, 1767 - Cernobbio, 1828) che nel 1805 venne nominato Ministro della guerra del Regno Italico e combattè poi con Napoleone nella campagna di Russia; successivamente ospitò la famiglia Annoni, il marchese di Montecuccoli e negli anni ’30 la famiglia Citterio. L’edificio è a pianta rettangolare, a due piani, con accesso dalla strada mediante un piccolo portale settecentesco. Verso il lago, rivolta a ovest, si apre la loggia a tre arcate rette da snelle colonne in granito di Moltrasio che poggiano su piedistalli inglobati in una elaborata balaustra. Un’ampia apertura ad arco protetta da una cancellata conduce all’interno della darsena dove è segnato sul muro lo “Zero Idrometrico” del lago, l’unità di misura per definire la quota della superficie del lago stesso.

Tutti i muretti a secco ancora rimasti che delimitavano le sponde del lago, qualcuno ancora visibile in località Crocione-Sabina e altri lungo il “percorso vita” di Annone, hanno come colmo lo zero idrometrico della darsena, un’ulteriore riprova di quanto sapevano realizzare e di come sapevano gestire il territorio i nostri vecchi.

 

La fontanella del Lazzaretto

Viale di una villa oggionese

Associazione Culturale Archeologica di Ogg

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